Paolo Sofia è Il front-man e l’anima creativa della band “Quartaumentata”. Autore musicale e interprete dalla grande personalità, vanta esperienze artistiche internazionali di altissimo profilo, come “La storia di Slavoj Slavik” di Mario La Cava con l’attore Enzo De Liguoro, per la regia di Nicoletta Robello. Nel 2012 in “Mediterranean Voices” Marenostrum – New York, è sotto i riflettori dello spettacolo che porta la firma di Joe Church, compositore e direttore d’orchestra per famosi musical (SisterAct, The Lion King), per la regia di Kevin Albert.
Sofia è arrangiatore, autore e compositore ed ha ha all’attivo una cospicua produzione discografica. E’ con i Quartaumentata che Sofia esprime tutta la propria prolifica vena d’autore.
Basti ricordare “Sirene e naviganti”, l’ultimo CD, sposato dalla casa discografica “Sony Classica”.
Nel cd “Dai diamanti non nasce niente”, Sofia e i Quartaumentata (casa discografica Cd-club) omaggiano il grande Fabrizio De Andrè. “U mundu balla”, “Abballamu Cu Ventu” e “Navigando”, consacrano la band tra i gruppi più noti della scena world. Un’ascesa che, negli anni, raccoglie i frutti di una scelta precisa: porre l’accento sull’originalità dei testi e delle musiche mantenendo altissima la qualità dei propri lavori.
Sofia ha anche al suo attivo la colonna sonora del film “Tornare indietro”, del 2002, per la regia di Renzo Badolisani (Edizioni WarnerChappel) e nel 2012 ha firmato la colonna sonora del film “Aspromonte”.
Nel 2012 ha ideato I Tamburi del Sud (orchestra di percussioni).
Nel 2017 esce “Il navigante del 3000”, il primo progetto musicale da solista, undici tracce inedite con testi poetici e impegnati e con sonorità pop-rock dal sapore mediterraneo. L’album è co-prodotto con la “Tanto di Cappello Production”. L’amore, l’amicizia, il lavoro, le problematiche ambientali sono i temi principali di quello che è più che un disco: un vero e proprio viaggio sonoro attraverso lo spazio e il tempo.
L’ALBERO DI MORE – CREDITI
Testi e musica: Paolo Sofia
Paolo Sofia: voce
Produttore Artistico – Mujura
Produttore esecutivo – Giuseppe Marasco
Arrangiamenti Mujura/P.Sofia
Gabriele Albanese: marranzano, lira calabrese, pipite
Carmelo Colajanni: launeddas, flauti a paru, pipita, zampogna, clarinetto, duduk e bansuri, sax soprano
Gianluca Cusato: percussioni
Salvatore Gullace: chitarra e bouzuky, mandolino e mandola
Giovanni Jachipino: percussioni didgeridoo, tamburello e lira calabrese
Francesco Loccisano: chitarra battente
Mujura: basso, chitarre, percussioni, mandola
Vincenzo Oppedisano: chitarra elettrica
Federico Placanica: batteria
Peppe Platani: cavaquinho
Andrea Simonetta: chitarra battente
Mattia Spezzano: chitarra slide
Vincenzo Tropepe: chitarra elettrica
Fabrizio Ferracane: voce recitante
Giuseppe Vivace: voce effetto pubblico
Guest: Valentina Balistreri, Mimmo Cavallaro, Marco De Leo, Mujura
Cori: Gabriele Albanese, Simone Cannavò, Giovanni Japichino, Mujura, Sonia Totaro
“L’albero di more” è ispirato al romanzo “La maligredi” di Gioacchino Criaco
Registrato presso “ArangoSonicStudio “
Mix e Mastering Cosimo Guglielmello
Etichetta – Calabria Sona
Opera di copertina: Monica Ruffolo
Progetto grafico: Qiqa design
Ufficio Stampa: Daniela Esposito per “Strategie di comunicazione”.
Relazioni esterne: Maria Teresa D’Agostino
Ghost track: “Fuori c’è stata tempesta ” di Gioacchino Criaco – Voce Gioacchino Criaco; montaggio suoni ambientali: Francesco Pilieggi.
IL LIBRO – “La maligredi” di Gioacchino Criaco (Edizioni Feltrinelli)
Esiste una generazione di calabresi cresciuta fra cunti, miracoli di santi e dèi. A quei tempi il furto era vergogna, il sopruso arroganza e nelle rughe di Africo insegnavano a non frequentare i peggiori. E la mafia, che c’era stata, che c’era, vedeva restringersi rancorosa il proprio spazio. A quei tempi cresce Nicola, e con lui gli amici Filippo e Antonio, compagni di avventure. Ragazzini che vanno a scuola, o, meglio, che marinandola si avvicinano alla piccola criminalità. Ma l’arrivo improvviso di Papula, un ragazzo più grande, che lavora in Germania e torna in paese parlando di rivoluzione, solleva un vento nuovo per tutto l’Aspromonte e fa sognare gli uomini, le donne e i ragazzini. E allora a San Luca prende a pulsare la protesta operaia e Platì diviene la patria del cooperativismo contadino. È il Sessantotto aspromontano – in pochi lo conoscono, ma c’è stato. Fa nascere la speranza di fondare un mondo nuovo, di ottenere diritti: i poveri scoprono di aver bocca e idee; le donne trovano il coraggio di scioperare contro gli gnuri; i figli si rivoltano contro i padri, i fratelli contro i fratelli. E poi tutti, insieme, contro i compari. Lo stato, invece, si mette dalla parte del potere locale, dei malandrini, di coloro che, per mantenere i propri privilegi, sono pronti ad azzannare al collo i migliori. È così che nell’Aspromonte arriva la maligredi, ossia la brama del lupo quando entra in un recinto e, invece di mangiarsi la pecora che gli serve per sfamarsi, le scanna tutte. E, quando arriva, racconta Criaco, “la maligredi spacca i paesi, le famiglie, fa dei fratelli tanti Caini, è peggio del terremoto e le case che atterra non c’è mastro buono che sa ricostruirle”