Presentazione al SALONE DEL LIBRO DI TORINO
per L’ALBERO DI MORE, l’album da solista di PAOLO SOFIA
Il lavoro discografico ispirato al romanzo di Gioacchino Criaco “La maligredi”
Un disco potente che racconta la Calabria della seconda metà del secolo: l’immigrazione, la fatica che spezza la schiena, i diritti, la rivoluzione. Ed ancora: la poesia, il ritmo che si rincorre, l’incastro dei suoni di strumenti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo
11 maggio ore 18,30 – Area incontri regione Calabria – Lingotto Fiere
Sarà presentato al Salone internazionale del libro di Torino “L’albero di more” (CalabriaSona) , il nuovo album da solista di Paolo Sofia, cantautore calabrese nonché frontman e anima creativa dei “QuartAumentata”. Del disco, che è ispirato al romanzo “La maligredi” di Gioacchino Criaco (edizioni Feltrinelli), si parlerà sabato 11 maggio alle 18,30, nell’area incontri della Regione Calabria al Lingotto Fiere. Interverranno Giacchino Criaco, Paolo Sofia, Giuseppe Marasco (Calabria Sona) e i Sona Sud.
“L’albero di more” racconta la disperazione e la passione di un Sud che vuole combattere per una vita migliore, ieri come oggi. La rivoluzione che ha i colori vividi dell’albero di more, l’immigrazione, la fatica che spezza la schiena; la poesia, il ritmo che si rincorre, l’incastro dei suoni di strumenti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo. La scommessa, quella di raccontare in musica una Calabria della seconda metà del secolo scorso, è vinta. Così come nel libro di Criaco, il disco di Paolo Sofia, cantautore sensibile e raffinato, ci racconta lo smarrimento di una generazione che vedeva i padri partire per terre lontane e le madri spezzarsi la schiena nella raccolta dei gelsomini. E non solo: in questo disco ci sono aspirazioni, sogni e delusioni di interi paesi a sud del mondo che volevano far sentire la loro voce. Cresce la consapevolezza dei diritti negati, pulsa la protesta operaia.
Il disco si avvale di importanti collaborazioni e di special guest come Fabrizio Ferracane, attore pluripremiato, tra i protagonisti di “Anime nere” di Francesco Munzi (film premiato con 9 David di Donatello); Francesco Loccisano, virtuoso della chitarra battente, talento riconosciuto in tutto il mondo, e Mimmo Cavallaro, rappresentante internazionale della musica etnica calabrese.
La direzione artistica del lavoro è di Mujura, musicista e produttore innovativo che ha voluto inserire in quest’opera una vasta tavolozza di suoni folk provenienti da varie zone d’Italia e del mondo. Così, al fianco di strumenti classici e pop, come batteria, chitarre classiche e elettriche, basso, chitarra slide, clarinetto, sax e timpani, troviamo: bouzouki, mandola, mandolino, lira calabrese, marranzano, launeddas (tipico strumento a fiato sardo), chitarra battente, didgeridoo (antico strumento australiano a fiato ad ancia labiale), tamburelli vari, duduk (strumento a fiato armeno), bansuri (flauto nepalese), riqq (tamburo tipico della musica araba), darbuka (tamburo turco), pipita (ciaramella calabrese), zampogna, flauti a paru (doppi) e cavaquinho (ukulele portoghese).
I testi dei brani sono di Paolo Sofia tranne “Basami”, che è firmato da Giovanni Ruffo. Mentre “Animi niri” ha visto la collaborazione dello stesso Gioacchino Criaco.
La voce femminile è quella di Valentina Balistreri, interprete di grande intensità, dal cognome importante legato alla tradizione del folk siciliano.
La produzione esecutiva è targata CalabriaSona.
L’ALBERO DI MORE traccia dopo traccia
A lupa
Entra in maniera dirompente il tema della piazza e della festa, con i suoi personaggi e i suoi riti, mentre l’euforia tipica delle grandi sagre religiose si unisce all’impeto di ribellione e all’idea di rivoluzione.
U Trenu
Il treno, simbolo dell’emigrazione e di un’esistenza ai margini. Amato e odiato allo stesso tempo, si porta via la gente dei piccoli paesi ma ne accompagna pure il ritorno. Un ritorno spesso temporaneo, ma sempre denso di nuove energie, come quelle foriere di speranza incarnate da Papula.
L’albero di more
L’idea di ribellione e rivoluzione ha i colori vividi dell’albero di more e delle “rughe” dei paesini resi luminosi dalle speranze innocenti e ingenue dei ragazzini come Nicolino.
Nicolino
L’innocenza degli anni dell’adolescenza, i sogni, le speranze, le rabbie che agitano il cuore: tutto è nella figura di Nicolino, emblema e simbolo degli anni densi di fiducia.
Basami
Romantica ballata dedicata all’amore in tutte le sue declinazioni, a partire da quello tenero e assoluto tra madre e figlio.
Animi niri
Irrompe il disinganno, portandosi dietro scoramento e oscuramento; il nero copre la vividezza dei colori, la ribellione devia nel malaffare, mentre sotto riecheggia il bisogno di luce.
L’Aspromonte
Tra luci e ombre campeggia il protagonista assoluto, l’Aspromonte, montagna imponente e inquietante, madre alla fine amorevole, fonte di vita e di benessere.
Com’è bella la luna
Delicata e densa di lirismo, racconta il bisogno d’amore e la capacità di incontrarlo anche negli occhi di una giovane prostituta.
Fuori c’è stata tempesa
Brano scritto e recitato da Gioacchino Criaco. Ghost track presente solo nel cd fisico.
Chi e’ PAOLO SOFIA
Paolo Sofia è Il front-man e l’anima creativa della band “Quartaumentata”. Autore musicale e interprete dalla grande personalità, vanta esperienze artistiche internazionali di altissimo profilo, come “La storia di Slavoj Slavik” di Mario La Cava con l’attore Enzo De Liguoro, per la regia di Nicoletta Robello. Nel 2012 in “Mediterranean Voices” Marenostrum – New York, è sotto i riflettori dello spettacolo che porta la firma di Joe Church, compositore e direttore d’orchestra per famosi musical (SisterAct, The Lion King), per la regia di Kevin Albert.Sofia è arrangiatore, autore e compositore ed ha ha all’attivo una cospicua produzione discografica. E’ con i Quartaumentata che Sofia esprime tutta la propria prolifica vena d’autore.
Basti ricordare “Sirene e naviganti”, l’ultimo CD, sposato dalla casa discografica “Sony Classica”.
Nel cd “Dai diamanti non nasce niente”, Sofia e i Quartaumentata (casa discografica Cd-club) omaggiano il grande Fabrizio De Andrè. “U mundu balla”, “Abballamu Cu Ventu” e “Navigando”, consacrano la band tra i gruppi più noti della scena world. Un’ascesa che, negli anni, raccoglie i frutti di una scelta precisa: porre l’accento sull’originalità dei testi e delle musiche mantenendo altissima la qualità dei propri lavori.
Sofia ha anche al suo attivo la colonna sonora del film “Tornare indietro”, del 2002, per la regia di Renzo Badolisani (Edizioni WarnerChappel) e nel 2012 ha firmato la colonna sonora del film “Aspromonte”.
Nel 2012 ha ideato I Tamburi del Sud (orchestra di percussioni).
Nel 2017 esce “Il navigante del 3000”, il primo progetto musicale da solista, undici tracce inedite con testi poetici e impegnati e con sonorità pop-rock dal sapore mediterraneo. L’album è co-prodotto con la “Tanto di Cappello Production”. L’amore, l’amicizia, il lavoro, le problematiche ambientali sono i temi principali di quello che è più che un disco: un vero e proprio viaggio sonoro attraverso lo spazio e il tempo.
L’ALBERO DI MORE – CREDITI
Testi e musica: Paolo Sofia
Paolo Sofia: voce
Produttore Artistico – Mujura
Produttore esecutivo – Giuseppe Marasco
Arrangiamenti Mujura/P.Sofia
Gabriele Albanese: marranzano, lira calabrese, pipite
Carmelo Colajanni: launeddas, flauti a paru, pipita, zampogna, clarinetto, duduk e bansuri, sax soprano
Gianluca Cusato: percussioni
Salvatore Gullace: chitarra e bouzuky, mandolino e mandola
Giovanni Jachipino: percussioni didgeridoo, tamburello e lira calabrese
Francesco Loccisano: chitarra battente
Mujura: basso, chitarre, percussioni, mandola
Vincenzo Oppedisano: chitarra elettrica
Federico Placanica: batteria
Peppe Platani: cavaquinho
Andrea Simonetta: chitarra battente
Mattia Spezzano: chitarra slide
Vincenzo Tropepe: chitarra elettrica
Fabrizio Ferracane: voce recitante
Giuseppe Vivace: voce effetto pubblico
Guest: Valentina Balistreri, Mimmo Cavallaro, Marco De Leo, Mujura
Cori: Gabriele Albanese, Simone Cannavò, Giovanni Japichino, Mujura, Sonia Totaro
“L’albero di more” è ispirato al romanzo “La maligredi” di Gioacchino Criaco
Registrato presso “ArangoSonicStudio “
Mix e Mastering Cosimo Guglielmello
Etichetta – Calabria Sona
Opera di copertina: Monica Ruffolo
Progetto grafico: Qiqa design
Ufficio Stampa: Daniela Esposito per “Strategie di comunicazione”.
Relazioni esterne: Maria Teresa D’Agostino
Ghost track: “Fuori c’è stata tempesta ” di Gioacchino Criaco – Voce Gioacchino Criaco; montaggio suoni ambientali: Francesco Pilieggi.
IL LIBRO – “La maligredi” di Gioacchino Criaco (Edizioni Feltrinelli)
Esiste una generazione di calabresi cresciuta fra cunti, miracoli di santi e dèi. A quei tempi il furto era vergogna, il sopruso arroganza e nelle rughe di Africo insegnavano a non frequentare i peggiori. E la mafia, che c’era stata, che c’era, vedeva restringersi rancorosa il proprio spazio. A quei tempi cresce Nicola, e con lui gli amici Filippo e Antonio, compagni di avventure. Ragazzini che vanno a scuola, o, meglio, che marinandola si avvicinano alla piccola criminalità. Ma l’arrivo improvviso di Papula, un ragazzo più grande, che lavora in Germania e torna in paese parlando di rivoluzione, solleva un vento nuovo per tutto l’Aspromonte e fa sognare gli uomini, le donne e i ragazzini. E allora a San Luca prende a pulsare la protesta operaia e Platì diviene la patria del cooperativismo contadino. È il Sessantotto aspromontano – in pochi lo conoscono, ma c’è stato. Fa nascere la speranza di fondare un mondo nuovo, di ottenere diritti: i poveri scoprono di aver bocca e idee; le donne trovano il coraggio di scioperare contro gli gnuri; i figli si rivoltano contro i padri, i fratelli contro i fratelli. E poi tutti, insieme, contro i compari. Lo stato, invece, si mette dalla parte del potere locale, dei malandrini, di coloro che, per mantenere i propri privilegi, sono pronti ad azzannare al collo i migliori. È così che nell’Aspromonte arriva la maligredi, ossia la brama del lupo quando entra in un recinto e, invece di mangiarsi la pecora che gli serve per sfamarsi, le scanna tutte. E, quando arriva, racconta Criaco, “la maligredi spacca i paesi, le famiglie, fa dei fratelli tanti Caini, è peggio del terremoto e le case che atterra non c’è mastro buono che sa ricostruirle”
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